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La Repubblica - 13 aprile 2005 - p. 50
Gallimard chiese di sopprimere parte della 'Nausea'
J.P.Sartre una censura per stupro
Sono ancora molti i suoi testi da decifrare. Da domani un convegno a Roma per il centenario
di Daria Galateria
© 2005
L' avvocato della casa editrice, Maurice Garcon, era stato categorico: le pagine di sadismo pedofilo andavano soppresse, o, con quel romanzo, sarebbero incorsi di sicuro in un processo per offesa alla morale.
L'incaricato della revisione editoriale, l' irsuto Brice Parain, scelto forse perché filosofo di formazione, si portò il giovane autore, Jean-Paul Sartre, nello splendido giardino delle edizioni Gallimard, e gli disse, comprensivo e paternalistico, che non tutti riuscivano a rivedere i propri romanzi: se lui ce la faceva, a tagliare quaranta pagine, bene: altrimenti ci avrebbe pensato lui. Certo, che peccato, aggiunse poi, per la scena dello stupro della bambina Lucienne.
Era un passaggio letterariamente bellissimo, in cui il protagonista, lo studioso di biblioteca Roquentin, compra un giornale e legge, in cronaca nera, che è stato ritrovato il corpo della piccola Lucienne: è stata stuprata. Inizia una sequenza straordinaria, senza punteggiatura né logica, la fantasmagoria di sadismo in cui Roquentin sogna la «vulva straziata» della bambina, e si identifica per folate intermittenti nell' assassino; «sono piantato sulla strada come una verga esisto perché una verga dritta sola che penetra vergine rossiccia desidero sono un desiderio sanguinante di stupro».
Sartre tagliò le quaranta pagine. Ma la scena della fantasia sadica sulla bambina doveva restare. Aveva tolto le parole più crude: «je bande» (sono eccitato), «leccare le labbra», e altro. Poteva andare? Parain tornò dall' avvocato; e rispose. Ormai lo chiamava «carissimo Sartre»; ma la risposta era no.
Garcon trovava ancora delle parole troppo forti. Gaston Gallimard - l' editore in persona - era dello stesso parere. Nel giugno '37, Sartre scrisse, piuttosto nervoso: non c' è più una sola parola cruda nel testo, e spero che tutti saranno contenti. In realtà, ormai i dubbi erano solo sul titolo, Melancholia.
Gaston Gallimard aveva pensato a La Nausea. Titolo ostico, ingrato, giudicò la compagna dell' autore, Simone de Beauvoir: ma Sartre accettò anche questo, e il romanzo, vischioso come la bruma di Le Havre e tagliente come la luce filosofica, partì a invadere il secolo.
C' è ancora molto da scoprire in Sartre, a partire forse da una riedizione filologica della Nausea. Il disgusto - l' osceno - compariva all' origine anche di fronte a una nudità di donna, se non «sorge l' improvviso senso bestiale e segreto del corpo, al disotto dei segni umani di cui si compone un viso».
Uno dei curatori della più completa rilettura del romanzo, Michel Rybalka, apre domani il convegno "Sartre après Sartre" (http://www.filosofia.it/centenariosartre/sartreapressartre/index.htm, via Ostiense 234 e sabato a Villa Mirafiori, via Carlo Fea 2); e, a seguire, tra Sandra Teroni, Jacqueline Risset, Paolo Flores d' Arcais e tanti altri, Annie Cohen Solal, la prodigiosa biografa, che firma ora un Sartre per le «Découvertes» Gallimard (pagg.160, euro 13.95), e chiude considerando: quanti testi da decifrare, utili a decifrare il XXI secolo.
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