
Nuovi testi di e su Sartre
La storia della critica (1972–1997)
Estratto dall’aggiornamento di Claudio Tognonato all’Introduzione a Sartre di Sergio Moravia, Laterza ed., Roma 1997.
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La Critica della ragione dialettica II
Il progetto di una nuova riflessione morale
Negli anni ’70, l’aggravarsi della malattia agli occhi renderà sempre più difficile a Sartre di stendere personalmente nuovi testi. Ciò non gli impedirà tuttavia di continuare a lavorare, anche se in quest’ultimo periodo della sua vita dovrà servirsi dell’aiuto di collaboratori, che attraverso conversazioni, colloqui e interviste daranno voce allo scrittore che non scrive più (1).
Uno studioso francese, Michel Sicard, ha comunque sostenuto che una sorta di fase postuma della vita e dell’opera sartriana si apre prima della morte del filosofo, collocandone l’inizio nel 1977 quando Sartre decide di esaminare la possibilità di pubblicare vari suoi lavori inediti. Si tratta di alcuni studi frammentari, ma anche di altri più compiuti che peraltro erano stati considerati dallo stesso Sartre superati, e quindi accantonati o abbandonati. Questo riesame costituisce il contributo principale alla composizione di due ponderosi numeri della rivista Obliques a cura di Michel Sicard dedicati a Sartre. Ne risultano più di 700 pagine dove, insieme a interviste e studi critici sull’opera sartriana, cominciano a vedere la luce alcuni testi, come il saggio su Mallarmé, lo studio sul Tintoretto, frammenti dello scritto su Freud ecc., che sarebbero stati pubblicati nel corso degli anni ’80. Tra gli interventi critici presenti in Obliques quello di Philippe Lejeune, L’autobiographie parlée, descrive come sia cambiato in quest’ultimo periodo il rapporto tra Sartre e i suoi collaboratori: di grande rispetto e riverenza tra i primi discepoli (visibile anche nel film Sartre par lui même), più disinvolto con quelli dell’ultima leva. In quegli anni Sartre ha molto bisogno di loro, un bisogno che si accentua col passare degli anni e si rende particolarmente manifesto negli importanti colloqui con Ph. Gavi e P. Victor pubblicati nel 1974.
In sede interpretativa, la morte di Sartre (il 15 aprile 1980) è ben lunghi dal placcare le appassionate polemiche che si erano svolte intorno alla figura e all’opera del filosofo. D’altronde la comparsa di numerosi testi inediti (cfr. la Bibliografia, p. 000) ha giustificato e sollecitato la prosecuzione di un dibattito che non si è mai placato del tutto. C’è anche da rilevare, come ha osservato François Noudelmann, che la grande varietà ed eterogeneità degli interessi sartriani ha indotto molti studiosi ad occuparsi dei più diversi aspetti di tali interessi, relegando qualche volta, in secondo piano quelli propriamente speculativi. La stessa filosofia in senso stretto di Sartre è stata letta nei modi più diversi e contraddittori. Secondo Noudelmann, la responsabilità di ciò risale in parte allo stesso Sartre, il quale non si è preoccupato troppo di mantenere una coerenza d’insieme nella propria riflessione: "Sartre -scrive Noudelmann- si è voluto un pensatore che rinnega se stesso man mano che procede nel cammino di un pensiero restio a ogni sistematizzazione, rendendo caduche le idee passate, superate dalle nuove, anticipando così le critiche avverse. Questo atteggiamento è stato sempre accompagnato da una spiegazione delle sue rimesse in discussione. Assumendo egli stesso la critica della sua opera, Sartre ha condannato i suoi lettori a essere sartriani o anti-sartriani."(2)
Negli anni ’70 una delle tematiche prevalenti nei saggi dei principali studiosi di Sartre era stata la componente politica dell’opera sartriana. In questa linea, si era collocato, in particolare, l’importante saggio di Pierre Verstraeten Violence et étique (3): un lavoro che, partendo da un’analisi del teatro di Sartre, elaborava una approfondita analisi della morale dialettica. Per seguirne lo sviluppo venivano prese in esame le pièces politiche di Sartre in quanto "trascrizioni drammatiche" dei diversi motivi filosofici che animano la sua opera e si tenta di fare il punto teorico sui problemi pratici che in esse vengono sollevati. L’importanza del saggio di Verstraeten risiede anche nell’utilizzazione di alcuni principi metodologici proposti dallo stesso Sartre. Si tratta di realizzare una "totalizzazione" interna alla pièce che descriva le linee principali della totalizzazione reale operata dall’autore in un preciso momento storico. Dalla "situazione" dovrà sorgere ed evidenziarsi, tra l’altro, il rapporto tra libertà ontologica e libertà etica, nella prospettiva di una possibile fondazione di una nuova morale. In questo quadro si pongono infine le basi per un’interpretazione della violenza. Secondo Verstraeten, l’unico modo pertinente per definire la violenza dialettica è appunto il criterio del tempo in quanto contestazione e rifiuto dell’ordine intemporale : un ordine instaurato che per perpetuarsi aspira all’identificazione con l’atteggiamento etico.
In opposizione al privilegiamento sartriano del rapporto tra esistenzialismo e dialettica marxista viene pubblicato in quelli anni Histoire et dialectique de la violence di R. Aron (4). Secondo il vecchio compagno di studi del filosofo, divenuto poi suo nemico acerrimo, la scelta sartriana del materialismo dialettico è incompatibile con la sua iniziale fenomenologia esistenziale. Aron definisce la posizione di Sartre come marxisme comprhénsif, in quanto non ritiene possibile la fondazione di una dialettica marxista sulla base d’una antropologia esistenziale. Nello stesso anno 1973 esce in Italia un numero della rivista filosofica Aut Aut (5) interamente consacrato a Sartre dove si raccolgono i contributi di E. Paci, R. Rossanda, P. A. Rovatti, F. Fergnani, C. Ambroise, G. Cera e A. Vigorelli. Il fascicolo è dedicato soprattutto al confronto tra Sartre e la politica approfondito essenzialmente, attraverso l’analisi della Critica della ragione dialettica. I vari interventi propongono, da diverse angolature, lo studio di Sartre come punto di riferimento per la costruzione di un marxismo critico. L’avvicinamento del suo pensiero alle teorie fenomenologico-esistenziali offrirebbe, per molti studiosi, la possibilità di rifondarlo su un nuovo terreno. Il numero speciale della rivista presenta inoltre la trascrizione, anche se parziale, della conferenza Soggettività e marxismo, tenuta da Sartre nel dicembre 1961 all’Istituto Gramsci di Roma e rimasta inedita fino allora. In polemica contro quanti, in Aut Aut, volevano ridurre Sartre entro l’orizzonte di un marxismo fenomenologico un’altra studiosa italiana, Ornella Pompeo Faracovi (6), sottolineava come le radici esistenzialistiche e neo-hegeliane interne al discorso sartriano sono inscindibili dalle componenti di derivazione fenomenologica. E’ entro questo intreccio, non sempre armonico, che si colloca il peculiare rapporto tra Sartre e il marxismo.
Le nuove prese di posizione sartriane a favore dei gruppi vicini al maoismo rimettono in discussione la collocazione del filosofo nei confronti del marxismo. Esse segnano anzi un allontanamento da quello che nella Critica della ragione dialettica era stato definito "l’insuperabile filosofia del nostro tempo". In questa fase "post-marxista" riemergono le vecchie problematiche esistenzialiste come quelle relative alle nozioni di libertà e di responsabilità, che sono ripensate secondo tale nuova prospettiva. All’epoca, tra l’etichetta esistenzialista e quella marxista Sartre dichiara di scegliere la prima (7).
Naturalmente quella della riflessione politica non è l’unica dimensione del pensiero di Sartre ad essere esplorata dai suoi interpreti. Nel 1976 Marcos Lütz-Müller (8), pubblica un lavoro che s’inscrive tra gli studi di K. Hartmann e di G. Seel, rinnovatori, in Germania, degli studi sartriani. L’opera sostiene che l’ontologia di L’Etre et le Néant è costituita dal superamento di una dialettica della coscienza verso una dialettica della libertà. A ogni livello farebbe riferimento uno specifico tipo di negazione: la prima nega l’essere e nega questa negazione, la seconda articola il suo progetto verso i possibili.
Un tentativo di analisi globale dell’opera sartriana lo ha offerto nel 1978 Franco Fergnani (9), il cui studio resta ancora oggi uno dei più interessanti realizzati in Italia. Per Fergnani, in Francia e altrove si è voluto chiudere in modo frettoloso o addirittura banale un capitolo che, nelle sue potenzialità, non era ancora esaurito. Si è fatto di Sartre una specie di mostro sacro statico e ingombrante, quasi per evitare, in tal modo, di entrare nel merito del rinnovamento che esso andava producendo di se stesso. Su questa premessa viene esaminato il complesso equilibrio, tra svolte e persistenze, nel passaggio da L’Essere e il Nulla alla Critica della ragione dialettica. Fergnani è convinto da una parte dell’importanza e della fecondità dell’incontro tra l’esistenzialismo dialettico di Sartre e il movimento teorico-politico di derivazione marxista, dall’altra della non riconducibilità del complesso percorso sartriano a un’ottica esclusivamente marxista. Per essere veramente valida ed efficace, la lettura dell’opera di Sartre non deve nasconderne le fratture, le contraddizioni, i ripensamenti : deve invece integrarli nella poliedrica complessità di cui sono parte.
Sempre in Italia, degno di rilievo è anche l’ampio saggio interpretativo di Massimo Barale (10), il quale, collocandosi in una prospettiva diversa da quella prevalente negli anni ’70, interroga Sartre sotto il profilo dell’esperienza trascendentale. Secondo Barale il marxismo e l’esistenzialismo fanno riferimento a due linguaggi diversi. Il problema preliminare è perciò quello di valutare tale diversità per poi tentare l’analisi della compatibilità tra di essi. Un’attenta menzione meritano pure da un lato i lavori di Adriano Bausola (11) e di Cesare Pianciola (12) che pur nella loro brevità affrontano il pensiero sartriano entro un contesto problematico particolarmente ampio; dall’altro quello di Sandro Briosi (13) che offre un utile approccio propedeutico alla lettura delle opere filosofiche di Sartre.
Nel 1979 nasce in Francia il Groupe d’Etudes Sartriennes che riunisce studiosi di formazione e nazionalità diverse. Tra le attività del gruppo emergono la pubblicazione della rivista Etudes Sartriennes (14) e l’organizzazione annuale di un incontro di studio sulla vita e il pensiero di Sartre. In concomitanza con esso viene pubblicato un Bollettino di aggiornamento bibliografico internazionale, il quale dà anche conto delle attività degli altri Gruppi di studi che nel frattempo andavano nascendo in altri paesi.
Arriviamo così al 1980: l’anno che registra da un lato la scomparsa di Sartre, dall’altra l’apertura di una nuova stagione d’interessi intorno alla sua opera. Si attenuano in qualche misura le polemiche intorno alla sua figura, si lavora all’edizione dei lavori postumi, si studiano aspetti meno noti dell’opera sartriana, si tentano nuove letture come quella di Josette Pacaly (15) che si serve della psicanalisi per rileggere gli scritti biografici di Sartre e per introdurci nel suo universo immaginario. L’obiettivo della Pacaly è di scoprire in quale misura lo stesso Sartre è presente nei suoi vari studi biografici di Baudelaire, Mallarmé, Genet ecc., ma anche qual è l’immagine che si nasconde dietro l’autobiografia. L’opera della Pacaly affronta pure il complesso rapporto tra Sartre e la psicanalisi. Un altro lavoro, questa volta italiano, che nello stesso periodo analizza la proposta sartriana di una psicologia fenomenologica è lo studio di Silvano Sportelli (16) il quale, partendo dai primi studi sull’immaginario e sulla teoria delle emozioni, approfondisce la nozione di malafede e i primi passi di Sartre verso una psicanalisi esistenziale compiuti ne L’Essere e il Nulla. Sportelli prende anche in esame gli sviluppi della teoria nel Santo Genet, commediante e martire e nel Flaubert per arrivare infine al metodo progressivo-regressivo come evoluzione successiva della psicanalisi esistenziale. L’interesse degli studiosi per questo aspetto dell’opera sartriana non è nuovo. Già dieci anni prima Jean Hyppolite aveva scritto che un ben preciso tipo di problemi e di posizioni aveva rappresentato il reale obiettivo finale de L’Essere e il Nulla: la fenomenologia ontologica ivi contenuta sarebbe stata elaborata soltanto per rendere possibile la psicanalisi (17).
Nei primi anni ’80 le indagini sul pensiero di Sartre si vanno moltiplicando in diverse direzioni. In Germania, in particolare, vengono pubblicati gli atti di un importante convegno su L’Idiot de la famille. Il realtivo volume, coordinato da Traugott Köning (18), indica le diverse prospettive d’analisi a cui può essere sottoposto il Flaubert e offre in appendice un’ampia bibliografia sul tema. In Francia Sartre viene incluso nella prestigiosa "Bibliothèque de la Pléiade" con un volume di OEuvres romanesques a cura di Michel Contat e Michel Rybalka, mentre esce (coordinato da Michel Sicard) il secondo numero speciale di Obliques e Simone de Beauvoir dà alle stampe le conversazioni con Jean-Paul Sartre dove racconta gli ultimi anni del filosofo (19). In Italia Massimo Barale (20) pubblica un saggio dove studia la crisi della teoria politica attraverso un ripensamento della dimensione politica della filosofia sartriana. L’autore precisa la sua prospettiva esprimendo la necessità e la possibilità di una palingenesi liberale. Sandro Briosi (21) promuove dal canto suo un nuovo esame del Sartre teorico e critico della letteratura come atto di giustizia storiografica e come liberazione del filosofo da etichette di comodo. Vengono inoltre pubblicati, a cura di Giovanni Invitto (22), gli atti del convegno "Fenomenologia ed esistenzialismo" svoltosi a Tarquinia alla fine di 1980. Attraverso tali atti è possibile ripercorrere le diverse forme e momenti della ricezione in Italia di Husserl, Heidegger e Sartre. Un altro importante convegno internazionale viene organizzato a Bari sul tema Jean-Paul Sartre: teoria, scrittura, impegno (23) che affronta l’analisi dell’intera opera sartriana mettendo in luce la complessità del suo carattere filosofico-letterario. Anche in Italia si sviluppa l’idea che una corretta discussione degli scritti di Sartre deve fare interagire i diversi ambiti disciplinari in cui egli ha lavorato. Nelle relazioni sono ancora scarsi i riferimenti agli inediti.
L’attesa per la pubblicazione delle opere postume sarà ampiamente soddisfatta nel 1983 con l’edizione dei Cahiers pour une morale, Les Carnets de la drôle de guerre e le Lettres au Castor et à quelques autres. L’evento -complessivamente quasi duemila pagine di inediti- determina l’apertura di nuovi filoni di studio e di interpretazione complessiva della vita e del pensiero sartriano. Sartre comincia ad essere letto attraverso categorie relativamente nuove. La critica si orienta su alcuni aspetti meno noti del personaggio e dell’opera che, soverchiate dall’immagine dell’intellettuale impegnato, erano rimasti fino allora in secondo piano. Nel nostro Paese escono intanto i lavori di Sergio Pieri (24) e di Gianfranco Rubino (25) che eaminano da diverse angolature alcune importanti problematiche sartriane. Di particolare interesse appare L’intellettuale e i segni di Gianfranco Rubino, uno studio critico che mette a confronto le posizioni di Sartre e di Roland Barthes.
Non ha nel frattempo pausa il ritmo di pubblicazione degli inediti: escono, in particolare, Le Scénario Freud e poi il secondo volume della Critique de la raison dialectique. Viene pure edita a Parigi una voluminosa biografia di Sartre (26). In Italia Anna Boschetti pubblica uno studio sul rapporto tra Sartre e "Les Temps Modernes" che raccoglierà un ampio consenso internazionale. Il lavoro (27) si riallaccia all’approccio teorico e metodologico di Pierre Bourdieu nell’ambito della sociologia della cultura. Lo stesso Bourdieu sostiene nella prefazione come di Sartre si possa dire, indifferentemente, "che ha dominato il campo intellettuale del suo tempo o che ne è stato dominato più di ogni altro" (28). Nell’opera vengono considerate le diverse espressioni in cui prende forma il pensiero di Sartre e di Les Temps Modernes . Il proposito dell’autrice è di dimostrare che il successo raggiunto dal filosofo e dalla ‘sua’ rivista deriva dalla loro richezza d’interessi e di elaborazioni teorico-culturali.
Prosegue intanto l’analisi del Sartre postumo stimolata dalla già ricordata acquisizione degli scritti inediti. A Lione, viene organizzato un convegno internazionale (29) dove si esamina come l’immagine del pensatore e della sua opera si siano modificate dopo la morte. Nel Prologo ai lavori, parafrasando il titolo di una celebre pièce, Claude Burgelin definisce Sartre un "morto senza tomba", tanto si è parlato di lui dopo la sua scomparsa (30). Nei lavori del convegno si avvia poi un confronto tra Sartre e altri autori: da Freud a Bataille, da Merleau-Ponty a Foucault, e vengono esplorati i testi inediti e la biblioteca di Sartre anche per capire quali erano state le sue letture. In Belgio, Pierre Verstraeten (31) coordina la pubblicazione di una serie di studi specificamente dedicati alle opere postume del filosofo. Di particolare interesse l’analisi della ‘seconda’ morale sartriana. Vengono prese in considerazione le note e gli appunti sui quali Sartre aveva lavorato dopo la Critique, nel 1964-65, che testimoniano la volontà di costruire una morale dialettica in grado di oltrepassare gi esiti dei Cahiers pour une morale abbozzati vent’anni prima e poi autocriticamente abbandonati. Negli Stati Uniti, Ronald Aronson (32) analizza il secondo volume incompiuto della Critique de la raison dialectique, mettendo in risalto da una parte il proposito di Sartre di elaborare ulteriormente il suo metodo nella fase cosiddetta ‘progressiva’, dall’altra l’interesse politico che lo sollecita ad approfondire il suo rapporto teorico-pratico col marxismo. Lo studio di Aronson costituisce uno dei primi lavori che considerano in modo complessivo la Critique, tenendo cioè conto anche della seconda parte postuma.
In quello stesso anno 1987 vengono anche pubblicati gli atti riguardanti un convegno tenutosi a Livorno (33) sul rapporto tra Sartre e la cultura italiana. Dai primi anni ‘50 fino alla fine Sartre aveva regolarmente visitato l’Italia. Da questi viaggi erano nati alcuni lavori come La Reine Albemarle ou le dernier touriste (all’epoca ancora inedito) e gli scritti sul Tintoretto, ma si era creata soprattutto una stretta relazione tra Sartre e i filosofi, i politici, gli scrittori e i critici letterari italiani. Alcune di queste relazioni vengono qui attentamente esaminate. Ne risulta un’immagine articolata della ricezione di Sartre nel nostro Paese e della sua influenza sulla nostra cultura, un’analisi che tiene anche conto delle opere postume. Di Sandra Teroni uscirà l’anno successivo un accurato lavoro di natura prevalentemente letteraria (34) ma che illumina pure alcuni aspetti nascosti del pensiero filosofico sartriano. I romanzi e le pièces di teatro funzionano per Sartre anche (se non soprattutto) come cassa di risonanza e come banco di prova per le sue idee teoriche. Lui stesso dirà ironicamente, a proposito di La Nausea, che essa è solo la mise en forme romanesque d’une idée philosophique.
Nel 1989 John Gerassi, uno dei collaboratori di Sartre nell’ultimo periodo della propria vita, e da lui già designato come suo "biografo ufficiale, pubblica il primo volume dell’unica biografia autorizzata dal filosofo (35). In un tono che non esclude la polemica, Gerassi, appoggiandosi su documenti inediti e sulla registrazione d’interviste, fa interagire Sartre con la sua epoca. Ne consegue un ritratto en situation del filosofo, che costituisce tra l’altro un assai valido esempio di biografia esistenziale. Nel 1991 usciranno poi le discusse interviste realizzate dall’ultimo segretario di Sartre Benny Lévy (Pierre Victor) poco prima della sua morte (36). Questo contributo resta l’unica traccia attualmente accessibile al pubblico di ciò che doveva essere Pouvoir et liberté, il libro che Lévy preparava insieme a Sartre e che restò interrotto dalla morte del principale co-autore.
Una serie di interviste a Sartre su tematiche considerate "minori" -ma che riguardano aspetti non secondari come la critica d’arte, la critica letteraria, l’analisi delle avanguardie musicali- interviste accompagnate da alcuni studi critici sull’estetica sartriana sono state pubblicate nel 1989 da Michel Sicard (37). Anche lui assai vicino a Sartre durante la seconda metà degli anni ’70, è da annoverare tra i pochi studiosi che si sono concentrati sul versante estetico dell’opera sartriana. In Italia questo approccio è stato ripreso da Aniello Montano che ha dedicato buona parte dei saggi raccolti in un suo libro (38) all’indagine della filosofia sartriana presente negli scritti dove apparentemente essa vi figura in modo secondario.
Un altro studioso italiano ha proposto, sempre nel 1989, una rilettura di tutta l’ontologia sartriana a partire dal concetto di gioco. Non si configurerebbe, secondo una impostazione onto-ludica, un’identità del soggetto. Ogni tentativo d’identificazione sarebbe soltanto un’illusione. Questo è il parere di Giovanni Invitto (39) per il quale il gioco dell’essere, come ogni atto esistenziale che voglia uscire dal nulla d’identità, è un gioco in malafede. In tale prospettiva l’identità sarebbe un falso. Il soggetto si configurebbe come ludens, trovandosi perciò a vivere in un mondo illusorio che ha perduto la pesantezza e le leggi della materia.
"La regola non scritta che ordinava di non parlare di Sartre nella sua rivista è stata trasgredita per la prima volta e in modo superbo". Con queste parole Claude Lanzmann, direttore di Les Temps Modernes, presentava il numero triplo della rivista dedicato a Sartre nel decennale della sua morte (40). Il volume si muove dalla filosofia alla letteratura, analizza il ruolo dell’intellettuale, istituisce confronti con Descartes, Marx, Freud, Heidegger, Husserl, Merleau-Ponty, prende in esame alcune tematiche delle opere postume, valuta l’azione politica di Sartre e il suo teatro, raccoglie le testimonianze delle persone che gli sono state vicine. Sono più di 1400 pagine firmate da 64 studiosi che costituiscono un imponente quadro d’assieme delle diverse letture critiche della vita e del pensiero sartriano.
Nello stesso periodo si è sviluppato negli Stati Uniti un duplice interesse per l’opera sartriana: da una parte per la riflessione politica, dall’altra per la psicanalisi esistenziale. Per quanto riguarda il primo interesse, oltre ai lavori di Ronald Aronson va ricordato soprattutto quello di William McBride (41) che ha studiato l’intera evoluzione politica in Sartre. Nel suo libro si confronta lo sviluppo delle idee del filosofo con gli avvenimenti che l’hanno visto protagonista. Per quanto riguarda il secondo interesse c’è da registrare il lavoro di Betty Cannon (42) che propone una rilettura esistenzialista dei lavori di Freud e dei suoi successori. In questa prospettiva l’opera si pone come alternativa critica rispetto ai modelli freudiani. Essi vengono valutati alla luce di alcuni principi dell’ontologia di Sartre, sia per quanto riguarda l’analisi della natura relazionale delle prime esperienze di vita, sia per quanto riguarda l’importanza che in essa assume la creazione di un sé coerente e flessibile.
Nel 1993 esce a Parigi un’ampia e puntuale bibliografia delle opere su Sartre uscite nel periodo 1980-1992 (43). La ricerca raccoglie oltre 6000 segnalazioni di studi compiuti in tutto il mondo. Dall’enorme quantità di titoli registrati risulta che Sartre è l’autore francese più studiato nel ventesimo secolo.
Un tentativo d’analizzare complessivamente gli scritti pubblicati dopo la morte di Sartre è stato fatto in Italia da Invitto e Montano (44) che nel 1993 hanno organizzato un convegno in due sessioni (Lecce e Genova). Dal quadro complessivo dei lavori ivi raccolti emerge la figura di un Sartre più articolato e completo. Vengono analizzati alcuni saggi come i Cahiers o la Critique II, studi che a suo tempo erano stati abbandonati dal filosofo, ma dove si può trovare come procedeva il suo pensiero, quale era il percorso delle sue idee, gli autori che si proponeva di affrontare, ed anche i vicoli ciechi, i problemi non risolti che aiutano anch’essi a ricomporre il mosaico della sua opera.
Nello stesso periodo vengono pubblicati in Francia numerosi lavori che si occupano di Sartre dalle più diverse angolature. Tra essi spiccano quelli di Jean-François Louette, che con tre opere stampate negli ultimi anni (45) sembra proporsi tra i più attivi ‘sartrologi’ del nostro tempo. Secondo Louette, la "tensione" è uno degli elementi portanti della scrittura di Sartre. Anche la stessa filosofia può essere intesa come una "tensione" indefinitamente mantenuta tra l’esistenza e l’essere. Louette sostiene che Sartre scrive spinto da una sorta di "confusione": "Per molto tempo ho preso la penna per una spada", aveva confessato nell’ultima pagina della sua autobiografia. I suoi testi sprigionano energia, il suo pensiero esplora un conflitto ontologico che è anche quello con il suo pubblico. Sempre in ambito francese è da segnalare pure il lavoro dello studioso tedesco Gerhard Seel che ripensa l’ontologia e la dialettica di Sartre alla luce delle opere postume (46). L’autore assegna un’importanza decisiva al movimento di totalizzazione che mira alla sintesi di in-sé e per-sé attraverso il Valore come terzo e ultimo momento dialettico in quanto Ens causa sui. Di grande interesse anche il lavoro di François Noudelmann dedicato alla teoria sartriana dell’immaginario (47). Lo studio vuole precisare il ruolo dell’immagine nel pensiero e nella scrittura di Sartre seguendo il metodo investigativo delle immagini e delle metafore che lo stesso Sartre prevedeva di utilizzare per il quarto tomo de L’Idiot de la famille.
Un altro aspetto sicuramente meno studiato dell’opera sartriana è stato riproposto da Noureddine Lamouchi (48) che analizza il discorso anticolonialista o terzomondista del filosofo. Vengono prese in esame sia le prefazioni che Sartre aveva scritto per autori appartenenti al cosiddetto Terzo Mondo, sia la retorica politica accertabile nella sua scrittura. L’opera costituisce il primo studio globale di una questione fino allora sempre affrontata in modo parziale e anche tendenziosa.
Sempre negli anni ’90 sono stati organizzati dai Gruppi di studio sartriani operanti in vari Paesi seminari e congressi dedicati alle tematiche più diverse. Nell’impossibilità di segnalarli tutti, ricordiamo qui solo un convegno tenutosi a Poppi (Arezzo) intitolato Sartre contro Sartre (49). Tale titolo allude allo spirito autocritico che ha sempre caratterizzato il pensiero di Sartre: quel Sartre che confessava nella sua autobiografia: "Ho sempre pensato contro me stesso..." L’approccio tentato nel convegno di Poppi ha permesso tra l’altro di cogliere interessanti parallelismi tra opere e periodi diversi del poliedrico universo sartriano.
Un’ultima menzione vorremmo fare infine a un saggio sulla genesi dell’opera di Sartre coordinato da Michel Contat (50). Si tratta di un ponderoso lavoro collettivo che parte dallo studio di Le Parole. Più precisamente esso prende in considerazione tutto il materiale inedito poi conflluito nella elaborazione di tale testo. L’obiettivo della ricerca è di mostrare i ripensamenti, le censure, gli spostamenti, gli abbellimenti che caratterizzano la tecnica costruttiva e il particolare stile dell’opera sartriana.
1. Tra queste sono da segnalare Ph. Gavi e P. Victor, On a raison de se révolter (Paris 1974); sono del 1974 le conversazioni con Simone de Beauvoir, poi pubblicate in La cérémonie des adieux (Paris 1981); M. Contat, Autoportrait à soixante-dix-ans (Paris 1975); un film di A. Astruc e M. Contat titolato Sartre par lui même (Paris 1976); l'intervista con M. Sicard Obliques (1979 e1981); quelle con J. Gerassi per la stesura della biografia Hated Conscience of His Century (Chicago 1989); quelle con B. Lévy, L'espoir maintenant (Lagrasse 1991) già pubblicate nel 1980 su "Le Nouvel Observateur" (la pubblicazione della parte inedita non è stata autorizzata). Testo ^
2. F. Noudelmann, Sartre, l'incarnation imaginaire, L'Hartmattan, Paris 1996, p.9. Testo ^
3. P.Verstraeten, Violence et étique, Gallimard, Paris 1972. Testo ^
4. R. Aron, Histoire et dialectique de la violence, Gallimard, Paris 1973. Testo ^
5. Aut Aut n.136-137, Sartre dopo la 'Critique', Milano 1973. Testo ^
6. O. Pompeo Faracovi, Tra rivoluzione e rivolta. Note su un fascicolo di 'Aut Aut', in "Rivista di filosofia" n.2, 1975. Testo ^
7. Cfr. J.-P. Sartre, Autoritratto a settant'anni, (tr.it. di Massimo Gallerani e Mara Cantoni) Il Saggiatore, Milano 1976, p.70: "Se una etichetta fosse indispensabile preferirei esistenzialista". Testo ^
8. M. Lütz-Müller, Sartres Theorie der Negation, Peter Lang, Frankfurt/Main, 1976. Testo ^
9. Fergnani, Franco, La cosa umana, Feltrinelli, Milano 1978. Testo ^
10. M. Barale, Filosofia come esperienza trascendentale. Sartre. Le Monnier, Firenze 1977. Testo ^
11. A. Bausola, Natura e progetto dell'uomo, Vita e pensiero, Milano 1977. Testo ^
12. C. Pianciola, Filosofia e politica nel pensiero francese del dopoguerra, Loescher, Torino 1979. Testo ^
13. S. Briosi, Il pensiero di Sartre, Longo Editore, Ravenna 1978. Testo ^
14. La rivista ha finora pubblicato 6 numeri. Testo ^
15. J. Pacaly, Sartre au miroir, Ed. Klincksieck, Paris 1980. Testo ^
16. S. Sportelli, Sartre e la psicanalisi, Ed. Dedalo, Bari 1981. Testo ^
17. J. Hyppolite, Figures de la pensée philosophique, PUF, Paris 1971. Testo ^
18. T. Köning, Sartres Flaubert lesen: Essays zu Der Idiot der Familie, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1980. Testo ^
19. S. de Beauvoir, La cerimonia degli addii, (tr.it. Elena De Angeli, Einaudi, Torino 1983). Testo ^
20. M. Barale, Il tramonto del liberale, Guida Editore, Napoli 1981. Testo ^
21. S. Briosi, Sartre critico, Zanichelli, Bologna 1981. Testo ^
22. G. Invitto, Fenomenologia ed esistenzialismo in Italia, Adriatica Editrice Salentina, Lecce 1981. Testo ^
23. V. Carofiglio e G. Semerari, (a cura di), Jean-Paul Sartre: Teoria, scrittura, impegno, Edizioni dal Sud, Bari 1985. Testo ^
24. S. Pieri, Metafisica e immagine. Saggio su Jean-Paul Sartre, Marzorati, Milano 1983. Testo ^
25. G. Rubino, Sartre, La Nuova Italia, Firenze 1983; e L'intellettuale e i segni, Ed. di Storia e Letteratura, Roma 1984. Testo ^
26. A. Cohen-Solal, Sartre, Gallimard, Paris 1985. (tr.it. Oreste del Buono, Il Saggiatore, Milano 1986). Testo ^
27. A. Boschetti, L'impresa intellettuale: Sartre e "Les Temps Modernes", Ed. Dedalo, Bari 1984. Testo ^
28. Ivi, p. 6. Testo ^
29. C. Burgelin, (a cura di), Lectures de Sartre, Ed. PUL, Lyon 1986. Atti del Convegno Sartre aujourd'hui tenutosi a Lyon nel 1985. Testo ^
30. Ivi, p.7. Testo ^
31. P. Verstraeten, (Présentation), Sur les écrits posthumes de Sartre, Ed de l'Université de Bruxelles, Bruxelles 1987. Testo ^
32. R. Aronson, Sartre's Second Critique, University of Chicago Press, Chicago-London 1987. Testo ^
33. O. Pompeo Faracovi, e S. Teroni, (a cura di), Sartre e l'Italia, Belforte Ed., Livorno 1987. Testo ^
34. S. Teroni, L'idea e la forma. L'approdo di Sartre alla scrittura letteraria, Marsilio, Venezia 1988. Testo ^
35. J. Gerassi, Hated Conscience of His Century, The University of Chicago Press, Chicago 1989. Testo ^
36. J.-P. Sartre, et B. Lévy, L'espoir maintenant, Verdier, Lagrasse 1991. Testo ^
37. M. Sicard, Essais sur Sartre, entretiens avec Sartre (1975-1979), Editions Galilée, Paris 1989. Testo ^
38. A. Montano, Il disincanto della modernità. Saggi su Sartre. Città del sole, Napoli 1994. Testo ^
39. Invitto, Giovanni, Dal "gioco dell'essere" al lavoro ermeneutico, Franco Angeli, Milano 1989. Testo ^
40. Les Temps Modernes "Témoins de Sartre" n.531-533, octobre à décembre 1990, vol I e II, Paris 1990. Testo ^
41. W. McBride, Sartre's Political Theory, Indiana University Press, Indiana 1991. Testo ^
42. B. Cannon, Sartre and the Psychoanalysis, University Press of Kansas, Lawrence (Kansas) 1991. Testo ^
43. M. Contat, e M. Rybalka, Sartre, Bibliographie 1980-1992, CNRS Editions, Paris 1993 e Philosophy Documentation Center, Bowling Green State University, Bowling Green, Ohio 1993. (Questa bibliografia viene aggiornata annualmente dal Bulletin d'information du Groupe d'études sartriennes). La Bibliographie di Contat e Rybalka completa lo studio di François Lapointe, Jean-Paul Sartre and his Critics. An International Bibliography (1936-1980) 2 ed. Philosophy Documentation Center, Bowling Green State University, Bowling Green, Ohio 1981. Testo ^
44. G. Invitto, e A. Montano, (a cura di), Gli scritti postumi di Sartre, Ed. Marietti, Genova 1993. Testo ^
45. J.-F. Louette, Jean-Paul Sartre, Hachette, Paris 1993; Silences de Sartre, Presses Universitaires du Mirail, Toulouse 1995; Sartre contra Nietzsche, Presses Universitaires de Grenoble, Grenoble 1996. Testo ^
46. G. Seel, La dialectique de Sartre, Ed. L'Age d'Homme, Lausanne, 1995. Testo ^
47. F. Noudelmann, Sartre, l'incarnation imaginaire, op cit. Testo ^
48. N. Lamouchi, Jean-Paul Sartre et le Tiers Monde, Ed. L'Harmattan, Paris 1996. Testo ^
49. G. Farina e C. Tognonato, (a cura di), Sartre contro Sartre, Ed. Cosmopoli, Bologna 1996. Testo ^
50. M. Contat, Porquoi et comment Sartre a écrit 'Les mots', Puf, Paris 1996. Testo ^
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