
Recensioni
Jean-Paul Sartre, L'immaginazione. Idee per una teoria delle emozioni, Bompiani, 2004
Introduzione di Nestore Pirillo
"L'immagine non è una cosa" e "l'emozione è una condotta magica": queste due tesi svolte in L'Immaginazione (1936) e in idee per una teoria delle emozioni (1939) documentano gli esordi intellettuali di un grande interprete e protagonista delle vicende filosofiche e letterarie del Novecento. In nome della "realtà umana" il giovane Sartre sottopone a una critica serrata le teorie psicologiche del suo tempo e propone una loro comprensione "esistenziale". L'analisi dell'immagine e dell'emozione, articolata sul presupposto della differenza tra l'esistenza inerte della "cosa" e quella libera della coscienza, è svolta dentro l'orizzonte di senso che si andava costituendo agli inizi degli anni '30 con la diffusione della fenomenologia husserliana. Diversamente dagli altri approcci filosofici e scientifici, il procedimento fenomenologico, secondo Sartre, consente di manifestare l'attitudine intenzionale della coscienza e di descrivere i fenomeni non come stati di fatto, ma secondo il loro significato. Scritti negli stessi anni in cui l'autore pubblica La Nausea (1938) e Il Muro (1940), entrambi i saggi delineano il confronto del filosofo con Husserl e Heidegger e si impongono come un'introduzione necessaria alle tesi dell'opera maggiore, L'Essere e il Nulla (1943).