Recensioni
Fabrizio Scanzio, L'universo della violenza, Roma, Edizioni Associate, 1997
Fabrizio Scanzio, Sartre et la morale, Napoli, Vivarium, 2000. A cura di Gabriella Farina
Segnaliamo due testi di Fabrizio Scanzio su Sartre filosofo morale: L'universo della violenza, Roma, Edizioni Associate, 1997 e Sartre et la morale, un'indagine sugli scritti relativi agli anni 1939-1952, Napoli, Vivarium, 2000.
Essi rappresentano un ciclo di studi dedicati al problema morale, iniziato da Scanzio con la traduzione dei Quaderni per una morale, Roma, Edizioni Associate, 1997. Per rendere più agevole il reperimento degli argomenti e la lettura dei Quaderni, testo di per sé poco articolato, l'Autore ha elaborato anche una Tavola analitica ora pubblicata in francese in appendice al testo Sartre et la morale.
Il progetto di scrivere un'opera sulla morale non è stato mai portato a termine da Sartre; nel 1990 gli appunti ritrovati sono stati pubblicati con il titolo Cahiers pour une morale presso la casa editrice Gallimard di Parigi. "Morale introvabile" l'hanno spesso definita i suoi critici, ma che resta ancor oggi l'aspetto più problematico e più significativo per l'uomo contemporaneo.
L'idea centrale prevalente nei Quaderni è che ogni forma di obbligo, ogni forma di dovere, anche quella che a prima vista sembra meno costrittiva per il soggetto, proviene dall'altro, cioè dalla sostantificazione dell'estraneità, della paura di se stessi e degli altri, dello sgomento di fronte al mondo, poiché la libertà, proprio in quanto libertà, non potrebbe darsi nessun obbligo che non sia se stessa.
Il problema morale, che sorge in un orizzonte di senso proprio della realtà umana, si profila quindi per Sartre nella tematizzazione dell'altro, ma una componente inevitabile dei rapporti umani è la violenza, designata come la condizione preliminare ad ogni discorso morale. È questo il tema centrale analizzato nel volume L'universo della violenza che ripropone due sezioni dei Quaderni nei quali la violenza figura come un "certo tipo di rapporto con l'altro" e come una possibilità costante della condizione umana di cui lo stupro, l'autodafé, la menzogna e le altre figure descritte sono le manifestazioni più comuni.
Il testo di Scanzio risulta articolato in due sezioni: nella prima egli analizza il fenomeno della violenza così come esso trapela nella vita quotidiana, teatro delle maggiori conflittualità; fenomeno che viene indagato su diversi piani: quotidiano, antropologico e storico-sociale. Nella seconda sezione l'Autore cerca di individuare le ragioni della violenza.
La morale sembra coincidere con la lotta quotidiana contro l'inferno delle passioni che ritornano sempre e come una tensione relativa e salvifica insieme, mai completamente risolta o risolvibile in formule onnicomprensive e giustificazionalistiche.
Partendo da una descrizione generale dell'universo della violenza, ossia dei rapporti che sussistono tra l'uomo e il mondo, quando la violenza è presa come un fine in sé, Sartre introduce un'idea nuova rispetto all'Essere e il nulla, ossia la considerazione che "se nel mondo c'è violenza è perché l'uomo ha interiorizzato una situazione di partenza originariamente violenta". Da qui la necessità di comprendere perché nella Storia come nel quotidiano la violenza viene sempre prima della generosità e come la negazione dell'altro anteceda ogni suo possibile riconoscimento.
Tre sono gli aspetti che la violenza può assumere e che possono talvolta combinarsi, a seconda dell'ambito in cui essa si manifesta:
1. l'universo della violenza, cioè quella concezione del mondo in cui la violenza è mezzo e fine al tempo stesso, subordina a sé ogni altro valore e sfocia in una vera e propria morale della forza;
2. la violenza della Storia che viene utilizzata da chi è portatore di un'Idea, come mezzo per imporla, ma tale da trasformarsi a sua volta in fattore di alterità e disunione e quindi in nuova violenza;
3. la contro-violenza del ribelle,cioè la risposta violenta ad una situazione violenta, di oppressione radicale; violenza che non cessa tuttavia di essere un male e rivela l'impossibilità della morale in un mondo in cui regna l'oppressione.
Il violento è colui che sceglie di raggiungere il suo scopo con qualunque mezzo; la sua azione tipica è quindi la distruzione.
Nella seconda parte del testo l'obiettivo principale è quello di indagare le ragioni della violenza. Esse sono rintracciabili nella volontà di negare la condizione umana ed in particolar modo il mondo degli uomini, inteso come regno delle mediazioni: il violento vuole tutto e subito, per questo nega ogni forma di ragionevolezza (l'attesa, il dialogo, il compromesso...); egli vuole essere volontà pura e non intende essere intralciato da altra legislazione umana che non sia la sua. Così rifiutando l'esistenza per quello che è si scontra con essa, ma in tal modo, si autodistrugge.
Il testo L'universo della violenza è preceduto da un'introduzione del curatore, Violenza e rivolta nel pensiero di J.-P. Sartre ed è accompagnato da un nuovo apparato di note. Per chi si avvicina per la prima volta al pensiero sartriano il Glossario dei principali termini filosofici, elaborato da Scanzio, risulta essere un validissimo strumento per la comprensione di un testo che presenta non poche difficoltà di interpretazione.
In Sartre et la morale, Scanzio ripercorre la riflessione morale di Sartre dal 1939 al 1952. Si tratta di una tesi di dottorato discussa nel 1992 presso l'Université Catholique de Louvain, Institut Superieur de Philosophie .
L' Autore, utilizzando anche i numerosi scritti postumi apparsi a partire dal 1983, ha cercato di rintracciare l'origine, l'evoluzione e la struttura delle prime riflessioni di Sartre sulla morale, quelle che vanno dal 1939 al 1952, soffermandosi in particolar modo sul triennio 1946-1948 in cui prevale la cosiddetta " morale esistenzialista". Traccia di essa è presente nei taccuini che Sartre scrive negli anni 1939-'40 al fronte, e che rappresentano il tentativo sartriano di scrivere una Morale come seguito e superamento dell'Essere e il nulla.
Il progetto di scrivere un'opera sulla morale tuttavia naufraga negli anni Cinquanta, epoca in cui Sartre si dedica attivamente all'impegno politico. Ritornerà su questi temi e problemi solo nel corso degli anni Sessanta, dopo la pubblicazione della Critique de la raison dialectique, consegnando a manoscritti, che risultano ancora inediti, una nuova "etica dialettica", di cui abbiamo solo qualche analisi e breve presentazione nel lavoro, curato tra gli altri da J. Simont e P. Verstraeten, pubblicato nel 1987 con il titolo Sur les écrits de Sartre.
Il lavoro di Scanzio risulta quindi di estremo interesse proprio perché rappresenta il tentativo di riaprire la "questione morale" di Sartre, rimasta in sospeso o affidata fino ad ora quasi esclusivamente ai suoi commentatori.
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